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Caroni - Branconi
Il paese di Caroni è arroccato quasi sulle pendici di Monte Poro, sul fianco che guarda per poco alle Serre e più al golfo di Gioia Tauro,lungo la provinciale che congiunge Nicotera con Vibo Valentia.
Le origini del paese sono da collocarsi tra la fine del 1400 e gli inizi del 1500 e sorse in prossimità di un altro sito abitato, Branconi,villaggio in contrada Caronello dello stato dell’Università di Motta Filocastro.
Il Regesto Vaticano,cioè il registro ufficiale della segreteria della S. Sede, nell’anno 1518 registra una “ecclesia B. Maria, loci Carroni” rimasta senza cura a causa della morte del rettore/cappellano Bernardino Scatteretica.
Pare che l’antica parrocchia fosse stata in Branconi e che Caroni vi fu poi aggregato, cosicché nell’anno 1578 la parrocchia di Branconi viene denominata con il titolo di “S. Maria di Branconi e Carroni”, di Branconi nel 1582 e della Concezione di Branconi nel 1617, con delle varianti nel titolo nel corso degli anni a seguire: della “Concezione Immacolata”, della “B.V .Immacolata” e della “B.V. Maria”, titolo attuale. Nei primi titoli parrocchiali, come si vede, qualche volta i due villaggi vengono nominati come realtà distinte, altre volte invece compare uno solo dei due nomi, Branconi, in quanto quest’ultimo conserva la priorità rispetto a Caroni.
Nell’archivio vescovile di Nicotera si conserva un documento con l’Inventario dei beni della parrocchia di Caroni” dal quale si desume che nel 1617 Caroni come realtà parrocchiale è distinta da Branconi; evidentemente verso la fine del 1500 e gli inizi del nuovo secolo tra Caroni e Branconi è avvenuta una lenta e graduale separazione che ha portato come conseguenza la decadenza e la scomparsa totale e definitiva dell’antico villaggio di Branconi mentre Caroni è cresciuto e si è sviluppato sempre di più sia come centro abitato sia come vitalità religiosa a tal punto che sorgono e sono attive per lungo tempo due confraternite laicali: del “Rosario” e del “Santissimo” aventi come programma finalità educativo – religiose e assistenziali. Nel 1684 vengono gettate le fondamenta per una chiesetta dedicata a San Giuseppe, per cui a partire da quest’anno in Caroni esisteranno due chiese: la parrocchiale e la votiva.
Dalla fusione di queste due tradizioni religiose viene la spiegazione del perché la parrocchia di Caroni come titolo fa riferimento alla Madonna,anche se con delle varianti, ma viene riconosciuto come santo patrono San Giuseppe. Intanto si dilatano anche i confini della giurisdizione parrocchiale per cui il parroco di Caroni estende la sua cura pastorale anche sul limitrofo casale di Badia fino all’anno 1724, anno in cui Badia diventa parrocchia autonoma e indipendente. Nell’archivio parrocchiale si conservavano documenti che registravano la vita della parrocchia a partire dal 1671. La popolazione in questo periodo è di circa 150 persone,è parroco della comunità Don Francesco Vangeli e le condizioni ambientali ed economiche in generale sono miserevoli se addirittura vengono precisate con la seguente espressione popolare: “Carone, Caronedu e Maronite su i tri paisi da povertate” o nella variante “Caroni e Caroniti su i paisi di disperati”. Un avvenimento che impressionò fortemente gli abitanti di Caroni fu il terremoto del 5 Febbraio 1783. Causò molte rovine distruggendo totalmente l’abitato con le sue modeste abitazioni; provocò anche dei lutti con la morte di nove persone tra cui anche il parroco. Non sappiamo con certezza se le due chiesette fino allora esistenti abbiano anche esse subito danni o sono state totalmente distrutte.
Comunque sia, sta il fatto che agli inizi del
Con il passare del tempo la vecchia chiesa, divenuta piccola a causa dell’accresciuta popolazione e sicuramente danneggiata dalle intemperie naturali, si presentava ormai inefficiente per cui si progettò di sostituirla con una nuova,l’attuale,da costruirsi nella parte bassa del paese lungo la provinciale.
I lavori iniziarono nel 1929 e venne inaugurata il 20 Agosto 1933 dal vescovo di Tropea – Nicotera Felice Cribellati, essendo parroco l’arciprete Pietro Loiacono.
Articolo di Don Mariano dell'Acqua tratto dal N. 6-2004 del "IL GIORNALE DI LIMBADI"
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